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“CACCIA SELVAGGIA” IN LIBANO. L’ENPA SCRIVE ALL’AMBASCIATORE IN ITALIA:«RISPETTARE I DIVIETI VENATORI, OGNI ANNO UNA MATTANZA DI MIGRATORI»COMUNICATO STAMPA Roma, 27 novembre 2012 E’ emergenza caccia in Libano. Infatti, come appreso dall’Enpa, le “doppiette” del Paese mediorientale sarebbero responsabili per la morte di centinaia di migliaia di animali selvatici, anche molto rari e particolarmente protetti da convenzioni internazionali. Una vera e propria carneficina, dunque, condotta in violazione delle stesse leggi libanesi che tutelano la fauna selvatica e pongono divieti all’esercizio dell’attività venatoria. La caccia sarebbe esercitata addirittura nei quartieri centrali di Beirut dove si sparerebbe a molti uccelli migratori rigorosamente tutelati - cicogne e rapaci, ad esempio - direttamente dalle finestre e dai balconi delle abitazioni. Una situazione inaccettabile anche per possibili, drammatiche conseguenze nei confronti della pubblica incolumità con gli abitanti che ogni giorno rischierebbero di essere colpiti dai colpi d’arma da fuoco e di rimanere vittime di incidenti. «Si tratta veramente di una situazione incresciosa ed inaccettabile, che sta suscitando grande scalpore a livello internazionale – scrive la presidente nazionale dell’Enpa, Carla Rocchi, in una lettera inviata all’ambasciatore del Libano in Italia -. In tutto il Pianeta la biodiversità è costantemente minacciata dalla cementificazione, dalla distruzione di habitat, dall’inquinamento, dai cambiamenti climatici e dal bracconaggio. La protezione degli animali selvatici interessa tutti gli Stati, che proprio per questo si adoperano per promuovere politiche che possano offrire reali e concrete tutele. Il Libano si è dotato di alcune leggi, anche importanti, che vieterebbero l’attività venatoria: peccato che, a quanto ci risulta, non siano rispettate né applicate». «Rivolgo, quindi, il mio appello ai ministri e alle autorità del Libano – scrive ancora Rocchi -, affinché siano da subito attuate tutte quelle misure necessarie per far rispettare le norme già approvate e per far cessare questo scempio che, oltretutto, non onora l’immagine del vostro paese nei confronti della comunità internazionale».
Date: 2012-11-28
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